I Codici e i Messaggi Cifrati
La Crittografia
Fin dall'antichità era diffusa la pratica di inviare messaggi cifrati in modo da permetterne la lettura solo all'effettivo destinatario in possesso della giusta chiave per decriptarli. Celebre è la scitala lacedemonica, uno speciale bastone usato a Sparta fin dal 400 a.C. attorno al quale il mittente avvolgeva una striscia di cuoio con scritto il messaggio le cui lettere venivano poi trasposte al fine di consentire solo al destinatario, che aveva un bastone di identico diametro, di leggerne il contenuto.
Famoso è anche il cifrario di Cesare, geniale ed intuitivo dal momento che l'Imperatore sostituiva ogni lettera con quella di tre posizioni successiva nell'alfabeto, e la scacchiera di Polibio, risalente all'incirca al 150 a.C. e basata su uno schema nel quale ogni lettera era associata a due numeri al fine di consentire soltanto chi possedesse lo schema d'interpretare la serie di cifre all'apparenza insignificanti.
Potremmo poi ricordare il quattrocentesco disco cifrante di Leon Battista Alberti, il codice ideato da Blaise de Vigenere a fine Cinquecento, il dispositivo di Thomas Jefferson formato da diversi cilindri e le tante altre geniali invenzioni della crittografia antica, alcune delle quali rivisitate in chiave moderna.
Pensiamo, ad esempio, al codice di Vigenere che è stato ripreso durante la prima guerra mondiale ed ha ispirato il cifrario di Vernam, a detta di molti il cifrario perfetto, basato su due assiomi: l'impiego di una chiave lunga come il testo e non riutilizzabile in seguito.